Sistema trasfusionale: approvato il programma per autosufficienza 2017, ecco le sfide per AVIS

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La Conferenza Stato-Regioni ha sancito nella riunione del 6 luglio l’accordo sul Programma di autosufficienza nazionale di sangue e dei suoi prodotti per il 2017.

Rispetto all’anno scorso, è previsto un incremento dell’1,8% nella produzione programmata di globuli rossi e un lieve calo dei consumi (-0,11%, pari a 2.894 unita). Inoltre – in accordo con il primo programma nazionale plasma e plasmaderivati 2016-2020 – si prevede un aumento significativo della quantità di plasma raccolto, prevalentemente tramite procedure di aferesi, per le Regioni che presentano un indice di conferimento all’industria convenzionata per il frazionamento industriale inferiore ai 2,8 Kg per mille (dato 2015) e un lieve aumento per tutte le altre.

Per poter garantire i livelli essenziali di assistenza trasfusionale in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, il programma 2017 impegna tutti gli attori del sistema (Associazioni e Federazioni dei donatori, CNS – Centro Nazionale Sangue, Strutture regionali di coordinamento, Servizi trasfusionali, Regioni e Aziende sanitarie) a un costante mantenimento e monitoraggio dei programmi definiti e all’adozione tempestiva delle misure necessarie per presidiare situazioni straordinarie o possibili criticità, anche stagionali.

Alberto Argentoni, presidente di AVIS NAZIONALE, ha commentato sia gli aspetti positivi sia le criticità che ancora emergono dal documento:

“Il programma approvato dimostra la volontà di avviare concretamente l’ambizioso percorso culturale e organizzativo del primo Piano Plasma Nazionale. Come AVIS siamo chiamati, tra gli altri compiti,  a proseguire nel percorso per migliorare gli strumenti della chiamata e convocazione dei donatori per  promuovere tra i nostri soci la donazione di plasma in aferesi. Sull’attuazione del programma rimangono i nodi di una non omogenea organizzazione trasfusionale sul territorio nazionale, della carenza di personale formato (almeno in alcune regioni), delle rigidità organizzative del sistema e di una non ottimale gestione del potenziale donazionale espresso dalle associazioni. Quest’ultima è la principale sfida che AVIS raccoglie, contando sull’efficacia della sua organizzazione e sulla solidarietà e responsabilità dei propri soci.”

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